2007-2014 – Il Restauro della Moschea Al Ashrafiya di Ta’izz
La moschea al-Ašrafiyyia, situata alle pendici del monte Saber, in una posizione che offre un punto di vista molto suggestivo su tutta la città di Taʽizz, è uno splendidoesempio di arte islamica di epoca rasulide (1245-1454). Essa è una moschea-madrasa e dunque al suo interno, riservava spazi destinati all’accoglienza di studenti e maestri e contiene anche 9 tombe di sovrani, tra cui quella dello stesso al-Ašraf e altri componenti della dinastia rasulide.
Il progetto di risanamento architettonico dell’intero complesso dell’Ašrafiyya, voluto dal Social Fund for Development, è stato elaborato nel 2003/2004, mentre la ristrutturazione vera e propria è stata avviata nel 2005, a opera di maestranze locali.
All’Istituto Veneto per i Beni Culturali è stato affidato, l’anno successivo, il restauro dei manufatti storico-artistici, ovvero gli apparati decorativi murali, le strutture lignee e le opere lapidee monumentali. Le attività più importanti, soprattutto dal punto di vista estetico, son quelle che hanno riguardato la pulitura, la reintegrazione e il ritocco pittorico delle lacune nelle decorazioni murarie policrome e in stucco, geometriche, floreali e calligrafiche (iscrizioni coraniche) che adornano le pareti interne di questo splendido complesso monumentale.
I dipinti sono stati realizzati su un intonaco a base di calce e inerti di varia natura, applicato su una muratura di latterizi con malte d’allettamento composte da fango e calce. Nell’intonaco non è possibile distinguere una successione stratigrafica come nelle tradizionali tecniche di pittura murale (rinzaffo, arriccio, ecc.) e ciò è dovuto alla particolare tecnica locale di lavorazione chiamata qadad.
Questa tecnica prevede l’applicazione di uno strato d’impasto con granulometria d’inerti grossolana, ripetutamente battuto con una pietra di taglio, e la stesura successiva di uno strato con granulometria d’inerti più fine che viene continuamente battuto. Questa lavorazione di battitura continua a pietra provoca la compenetrazione degli impasti, per questo l’intonaco si presenta come un unico strato estremamente tenace e compatto, ulteriormente rifinito e lisciato con una pietra piatta fino quasi a lucidare la superficie. Dopo un’attenta valutazione dello stato di conservazione dell’ intera moschea, è stato avviato un complesso intervento di restauro conservativo, che ha compreso sia il consolidamento murario, sia il restauro delle pitture murali.
La prima operazione eseguita è stata il consolidamento dell’intonaco e la sua riadesione alla struttura muraria, per ricreare quella coesione venuta meno con il degrado del materiale che ha provocato anche la caduta di alcune sue parti. Nei punti dove al knock-test si sono individuati distacchi d’intonaco, sono state effettuate iniezioni di una specifica malta fluida desalinizzata con funzione di riempimento dei vuoti e l’ancoraggio al supporto.
Il metodo di pulitura chimico per rimuovere lo sporco ha richiesto interventi specifici. Sono state perciò utilizzate soluzioni di carbonato d’ammonio, in acqua demineralizzata a diverse concentrazioni, in alcuni casi con l’aggiunta di EDTA in acqua demineralizzata con tempi di posa diversi e supportanti quali sepiolite. Dove le metodologie sopra citate non hanno dato risultati soddisfacenti, la pulitura è stata ripresa in modo selettivo con AB57, resine a scambio ionico e mezzi meccanici quali bisturi in acciaio e/o bastoncini in fibra di vetro. L’operazione di integrazione delle lacune e sigillatura di fessure è stata preceduta da una serie di prove preliminari finalizzate alla definizione della tecnica e dell’impasto più consono per colmare le lacune del supporto originale e per ristabilirne la sua continuità superficiale.
In seguito, è cominciata la reintegrazione delle parti dipinte e delle iscrizioni coraniche prevede un’operazione di analisi dei dati esistenti e di riproposizione con la massima fedeltà del dato esistente. I materiali utilizzati sono colori ad acquarello di primissima qualità perfettamente reversibili.
La reintegrazione delle numerose lacune degli ornamenti traforati in gesso è stata una fase molto delicata che ha richiesto le competenze di artigiani yemeniti con formazione di bottega portatori di un’esperienza secolare.
La Moschea è stata restituita alla comunità con un’inaugurazione ufficiale alla presenza delle autorità locali il 22 Gennaio 2015.