Anni didattici 2005-2008 – Restauro della Cappella Dogale al Palazzo Ducale di Venezia

L’intervento di restauro delle pareti sud e nord, organizzato dall’Istituto Veneto per i Beni Culturali nell’ambito dell’attività didattica del Corso per “Collaboratori Restauratori”, è stato realizzato, in collaborazione e sotto la direzione tecnica del restauratore docente, dagli allievi  del secondo anno formativo durante il periodo compreso tra febbraio 2005 e novembre 2006.

Cenni storici

Le pareti sud e nord sono state dipinte ad affresco da Jacopo Guarana e da Gerolamo e Agostino Mengozzi Colonna intorno al 1766. Rappresentano un’architettura prospettica e delle specchiature con figure allegoriche e candelabre. Sei colonne dipinte a finto marmo scandiscono gli spazi. Al centro della parete nord è raffigurato uno dei sette doni dello Spirito Santo, il Consilum, affrontato nella parete opposta dalla Prudentia. A destra e a sinistra delle figure si aprono due doppie finestre, a nord, e finte finestre, a sud, con archi a pieno centro, e modanatura in pietra d’Istria. Più in alto corre un cornicione in finto calcare di Verona con dentellature e aggetti.

L’intervento ha visto una prima fase di indagine conoscitiva, articolata nelle seguenti fasi:

a)   individuazione della tecnica esecutiva tramite l’osservazione diretta dell’opera, a luce diffusa   e radente, che ha evidenziato le giunte di giornata, tracce di spolvero e successioni di stesure di intonaco;

b)   lettura dello stato di conservazione;

c)   indagini diagnostiche di laboratorio;

d)   documentazione fotografica;

e)   prove di pulitura.

Stato di conservazione

Il dipinto presentava un degrado assai diffuso e condizioni di conservazione diversificate.  Si sono rilevati, in entrambe le pareti, la presenza di ampie ridipinture che occultavano un elevato quantitativo di abrasioni.  Oltre alla presenza di uno strato bianco (gesso) sovrapposto alla superficie originale che in alcuni punti raggiungeva il millimetro di spessore, è stato osservato un film protettivo e/o fissativo.  La dislocazione geografica della parete nord implica, perché interessata da precipitazioni atmosferiche (pioggia battente, vento e sbalzi di temperatura), un degrado maggiore lasciando, all’esterno, l’intonaco per la sua quasi totalità interamente lacunoso, lasciando il laterizio a vista. Lo stato precario delle quattro finestre della parete sono, inoltre, all’origine di numerose infiltrazioni di acqua piovana.

Una serie d’indagini di laboratorio è stata rivolta alla conoscenza dei materiali impiegati e all’individuazione dei prodotti di degrado.  E’ stata individuata la tecnica pittorica tramite sezioni lucide stratigrafiche. Sono stati raccolti campioni d’efflorescenze saline, per valutare dal punto di vista qualitativo e quantitativo i sali solubili presenti tramite sezioni sottili petrografiche, sezioni lucide stratigrafiche, analisi in cromatografia ionica. La presenza di sostanze protettive o comunque, di trattamenti superficiali, è stata indagata tramite sezione lucida stratigrafica e spettrofotometria infrarossa in trasformata di Fourier (FT-IR)..

Fasi di intervento

            L’intervento di restauro poteva ora aver inizio.

            Data la presenza sulla superficie dei dipinti di materiale estraneo alla composizione dell’opera, nel nostro caso di resina vinilica (polivinil-acetato), l’obiettivo principale della pulitura era rimuovere tale sostanza.

            Le operazioni di restauro si sono, quindi, così articolate:

a)     Pulitura

  • Rimozione polivinil-acetato
  • Rimozione strato gessoso superficiale
  • Rimozione ridipinture

b)    Preconsolidamento e Consolidamento dei sollevamenti di intonaco

c)     Rimozione e rifacimento stuccature

d)    Integrazione pittorica

Anno didattico 2007

L’anno 2007 ha visto portare a termine il restauro degli apparati decorativi della Cappella Ducale, con l’intervento sul soffitto e sulle pareti est e ovest, eseguito dagli allievi del Corso per Collaboratore restauratore dei Beni Culturali, anno formativo 2007, DGR 911 del 18-12-2006.

Descrizione dell’opera

Il soffitto è un opera di grande interesse compositivo per la sua complessità e raffinatezza.  Si compone di una parte centrale figurativa dipinta da Jacopo Guarana nel 1766 e da una illusoria cornice architettonica eseguita da Jacopo e Gerolamo Mengozzi Colonna.  La parte centrale raffigura Il trionfo di Venezia, rappresentato da una figura di donna  in trono, circondata da figure allegoriche quali il Commercio, la Navigazione e l’Agricoltura; gruppi di angeli e putti sovrastano le figure, tra le quali si nota anche San Marco e il leone veneziano.  La parte figurativa del soffitto è circondata da una finta cornice architettonica che imita un soffitto a cassettoni in legno, con relative dorature, ed una zona a finti rilievi in stucco.

La tecnica esecutiva del soffitto è ad affresco e mezzo fresco, escluse pochissime parti eseguite a secco per correggere l’impostazione di alcune giornate, su due strati di intonaco stesi su un supporto in cantinelle di legno.  La parte mediana del soffitto, quella a lacunari tra il comparto centrale e la cornice a finto stucco, presenta una diffusa decorazione a doratura fatta di piccole e numerose pennellate.  La tecnica di esecuzione di questa doratura, dopo un analisi in laboratorio di un piccolo prelievo di scaglia, è risultata essere “a conchiglia”, cioè con polvere d’oro molto fine stesa a pennello su uno strato di resina naturale.

Le pareti est ed ovest completano l’apparato decorativo architettonico della stanza, inserendo da una parte il prodigioso altare di Jacopo Sansovino, due finestre e due porte, una delle quali consentiva al doge di raggiungere gli appartamenti sottostanti, e dall’altra il portalino di accesso con relative aperture verso la Sala detta dell’antichiesetta.

Stato di conservazione

Lo stato di conservazione generale del dipinto del soffitto si poteva considerare buono dal punto di vista strutturale.  Dal punto di vista di presentazione estetica l’opera era interessata da uno scurimento generale dei toni, dovuto non solo ad un deposito di polvere e materie grasse, ma ad un trattamento svolto in passato con una stesura di un “beverone” a base di sostanze proteiche, quali uovo e olio.  Nella zona posta a nord, per una superficie di circa un metro quadrato, erano presenti delle efflorescenze saline causate probabilmente da una antica infiltrazione dalla copertura.  Piccoli ma diffusi sollevamenti erano presenti in corrispondenza dei chiodi originali che tengono ancorata la struttura ‘a cantinelle’ ai travi del soffitto.

L’oro risultava integro quasi dappertutto, fatta eccezione per la zona interessata da efflorescenze, dove era caduto lasciando visibile la preparazione nerastra.

Nella parte centrale del soffitto, all’interno del comparto figurativo, erano visibili alterazioni di colore negli incarnati di alcune figure, per la precisione nella figura di Venezia, in un angelo, nella figura rappresentantela Mercanziae di un puttino alato.

Le pareti poste ad Est e Ovest della Cappella ducale presentavano delle problematiche diverse da quelle del soffitto.Ad Ovest, per la presenza di due finestre, notevoli infiltrazioni di acqua avevano prodotto segni di colature sotto ciascuna di esse, con conseguente perdita di materiale pittorico.  Nella zona d’angolo nord-ovest, nella parte alta vicino alla curvatura del soffitto, la superficie appariva abrasa e con ampie stuccature integrate.  Su quasi tutta la superficie erano presenti resti di una sottile scialbatura di gesso, rinvenuta anche sulle pareti nord e sud.

Nella parete posta ad Est non si notavano particolari situazioni di degrado, essendo una parete interna, ma un grande rifacimento, probabilmente ottocentesco, occupa quasi la metà della sua superficie ed è da collegare ad una modificazione della struttura della parete intera, del suo portale di accesso e delle due finestre che danno nella sala detta dell’antichiesetta.

Intervento

La presenza degli allievi dell’Istituto Veneto per i Beni Culturali e’ iniziata il 16 gennaio 2007 con l’esecuzione di un rilievo grafico del soffitto e delle pareti laterali e una successiva mappatura del relativo degrado.

Si e’ quindi proceduto con l’esecuzione di prove di pulitura per definire una corretta metodologia di lavoro, stabilendo tempi e concentrazioni di soluzioni da usare.  Contemporaneamente sono state eseguite delle analisi di laboratorio.

Come prima cosa sono state protette con veline di carta giapponese le zone interessate dai sollevamenti per poi effettuare i fissaggi e i consolidamenti.

Abbiamo quindi dato inizio alla pulitura, cominciando a trattare la superficie con un impacco di polpa di carta imbevuta di soluzione di carbonato di Ammonio.

Per quanto riguarda la zona in finto cassettone di legno, interessata dalle numerose dorature, si è resa necessaria una protezione prima di applicare gli impacchi.  Il Ciclododecano, idrocarburo alifatico che dopo la sua stesura, sublima senza lasciare residui, si è rivelato ottimo per il nostro scopo.

L’impacco con il carbonato di Ammonio ha permesso di rimuovere, oltre ai depositi di polvere, il “beverone” che appesantiva il dipinto nei toni, rendendo il colore carico e sordo, privando così il soffitto della sua luminosità e profondità.

La zona interessata dalle efflorescenze è stata privata dai sali presenti in superficie con un pennello morbido prima di eseguire la pulitura ad impacco estrattivo.

In seguito alla rimozione delle vecchie stuccature, la loro integrazione pittorica è stata eseguita con colori ad acquerello.

Data l’ubicazione dell’opera non si è ritenuto opportuno dare nessun tipo di protettivo finale sulla superficie.

Pareti est ed ovest

La parete ovest ha avuto lo stesso tipo di pulitura del soffitto ma si è poi operato sulla superficie un trattamento con localizzati impacchi di resina a scambio ionico descialbante dove era presente il sottile strato di gesso rinvenuto nelle pareti nord e sud.  Gli elementi lapidei, cornici delle finestre in pietra d’Istria, sono stati puliti con applicazioni di veline di carta giapponese in carbonato di Ammonio.

Nell’intervento sulla parete est, dopo una pulitura simile per metodologia a quella opposta, ci si è concessa una pausa di riflessione nell’affrontare il problema del grande rifacimento e si è deciso, in accordo conla Direzionedei lavori, di mantenerlo.  Si è quindi cercato di integrarlo meglio con il resto della parete lavorando sui bordi di contatto dove era maggiore il distacco visivo.